L’influenza Spagnola del 1918
A causa della Grande Guerra vi furono enormi cambiamenti (in peggio) nelle condizioni sanitare e sociali della popolazione civile e dei militari.
Il peggioramento generale del tenore di vita e della salute dei cittadini aprì le porte al dilagare di manifestazioni patologiche (pensate alle epidemie di colera o di tifo nelle trincee) che raggiunsero il culmine con lo scoppio dell’epidemia influenzale di “spagnola” nell’autunno del 1918.
Sebbene non sia causata direttamente dalla prima guerra mondiale, si può pensare che il virus sia stato diffuso dai soldati che tornavano a casa dalle trincee . Le condizioni anguste e primitive delle trincee con un igiene praticamente inesistente favorirono ill diffondersi di diverse patologie e l’ influenza spagnola fu senza dubbio la più grave. Così mentre nelle trincee d’Europa si sparavano gli ultimi colpi questa malattia di origine sconosciuta e dagli effetti devastanti si propagava da un capo all’altro del pianeta.
In soli 18 mesi l’influenza contagiò almeno un terzo della popolazione mondiale. Le stime sul numero dei morti variano enormemente, da 20 a 50 milioni , arrivò a infettare circa 500 milioni di persone in tutto il mondo, in tre successive ondate : nella primavera e nell’autunno del 1918 e nell’inverno 1918-1919.
Solo in Italia uccise 700.000 persone, ma è più probabile 1.000.000 (molti più della guerra stessa).
All’epoca la popolazione mondiale era di appena due miliardi di persone, motivo per cui i milioni di morti causati dal morbo rappresentano un dato ancor più tremendo. Vi è poi un’altra sostanziale differenza: l’età delle vittime. Come sappiamo il Covid-19 ha un alto tasso di mortalità tra le persone anziane, sopra i 70 anni. Quello che rese tanto spaventosa l’influenza spagnola, invece, fu il fatto che ad essere colpiti maggiormente dal virus furono le persone tra i 25 e i 45 anni, con un conseguente abbassamento dell’aspettativa di vita.
All’influenza fu dato il nome di “spagnola” poiché la sua esistenza fu riportata dapprima soltanto dai giornali spagnoli, in quanto la Spagna non era coinvolta nella prima guerra mondiale e la sua stampa non era soggetta alla censura di guerra, sia perché uno dei primi colpiti fu il Re di Spagna Alfonso XIII.
In Italia, invece, le espressioni più usate per definire la malattia erano “inesorabile”, “crudele morbo”, “breve e violenta malattia”, “improvviso crudele morbo”; in alcuni contesti era chiamata “grippe spagnuola” (grippe è termine francese che significa “influenza”). In quegli anni quando si parlava di “crudele morbo” si alludeva, indiscutibilmente, in tutta Italia, all’influenza spagnola.
La peste nera del Trecento, che pure aveva spazzato via un terzo della popolazione europea, si era fermata a quota venticinque milioni e non aveva agito in un momento storico così grave come quello dei primi anni del ‘900 dopo quattro anni di inenarrabile carneficine e nel preciso momento in cui il mondo stremato da 4 anni di guerra tirava il fiato, illudendosi di poter godere finalmente i frutti della pace.
Anche i dati sul termine della pandemia sono incerti. Dopo la letale seconda ondata avvenuta verso la fine del 1918, il numero di nuovi casi diminuì bruscamente, fin quasi ad annullarsi: la Spagnola è scomparsa abbastanza rapidamente, così come era arrivata.
La ragione esatta non la sappiamo. È possibile che ci sia stata, dopo la fase più virulenta e drammatica, un’ulteriore mutazione del virus dell’influenza spagnola, e che questo sia scomparso dopo aver ucciso tutti, o buona parte, dei soggetti che lo avevano contratto, oppure che sia ulteriormente
mutato e diventato meno letale.
Gli accademici concordano sul fatto che la fine della pandemia sia avvenuta nel 1920, forse quando la società finì per sviluppare un’immunità collettiva all’influenza spagnola, sebbene il virus non fosse mai completamente scomparso. A Filadelfia, per esempio, ci furono 4 597 morti nella settimana che terminò il 16 ottobre, ma già l’11 novembre l’influenza era pressoché scomparsa da tutta la città. Un’altra spiegazione per il rapido declino della letalità della malattia potrebbe essere che i medici fossero riusciti a migliorare la prevenzione e la cura della polmonite che si sviluppava dopo che le vittime avevano contratto il virus.
Un’altra ipotesi è che il virus del 1918 abbia subito una mutazione rapida verso una forma meno letale, un evento comune nei virus patogeni, poiché gli ospiti dei ceppi più pericolosi tendono a estinguersi.
Con o senza Spagnola, la guerra sarebbe finita ugualmente nel modo in cui è finita.
Ma vale la pena di domandarsi, per esempio, cosa sarebbe accaduto se ai morti della Grande Guerra non si fossero aggiunti quelli della spagnola o se, al contrario, Franklin Delano Roosevelt, futuro successore di Wilson e artefice del New Deal, non fosse guarito dall’influenza spagnola che aveva contratto nel 1918.