Ivy Bells: spionaggio e tecnologia durante la guerra fredda
Ivy Bells è stata, durante la Guerra Fredda, una delle operazioni di spionaggio più proficue e ad alto contenuto tecnologico messe in campo dagli Stati Uniti a danno del’Unione Sovietica.
Alla fine degli anni ’60 la CIA , l’ NSA e la Marina degli Stati Uniti pensano di aver trovato una potenziale fonte di informazioni praticamente inesauribile: una linea di comunicazione sovietica non crittografata che passa in un cavo per comunicazioni telefoniche adagiato sul fondo del Mare di Okhotsk, tra la penisola di Kamchatka e la Siberia e che collega la base navale della flotta sovietica del Pacifico a Petropavlovsk al quartier generale della flotta a Vladivostok, sulla terraferma.
La Russia considerava il Mare di Okhotsk come parte delle sue acque territoriali e l’ingresso era vietato alle navi straniere, ovviamente in special modo a quelle della marina degli Stati Uniti. Per garantire che la loro sovranità non fosse violata, la Marina sovietica aveva installato una rete di dispositivi di rilevamento del suono sul fondo del mare progettata per rilevare gli intrusi.
L’idea iniziale era abbastanza semplice e logica: se il cavo può essere intercettato, sostiene il capitano James Bradley Jr., direttore della guerra sottomarina per l’Ufficio dei servizi segreti navali degli Stati Uniti, gli Stati Uniti potrebbero ottenere informazioni vitali sulla marina sovietica.
La speranza (che venne poi confermata) era che i Sovietici avessero installato il cavo sottomarino così in profondità sott’acqua e vicino alla costa russa che nessuno poteva accedervi e di conseguneza non vi fosse da parte loro la necessità di crittografare le informazioni veicolate dal cavo sottomarino stesso e così nacque l’operazione Ivy Bells.
Ma come intercettare queste informazioni ? A prima vista, le difficoltà tecniche sembrano insormontabili.
La tecnologia per una tale missione semplicemente non esisteva e tutto doveva essere inventato.
Come riuscire ad entrare nel Mare di Okhotsk ed intercettare il cavo?
Nel 1970, la Marina degli Stati Uniti stava lavorando a un programma di veicoli di soccorso in immersione profonda (DSRV) , che era un veicolo in grado di salvare i sottomarini in caso di incidente.
Si scelse di dirottare i fondi da questo programma e di dotare un sottomarino nucleare, l’ USS l’Halibut di qualcosa che sembrava un veicolo DSRV ma che in realtà era il dispositivo di intercettazione da porre sul cavo sottomarino.
Lo USS Halibut (SSGN-587) era un sottomarino a propulsione nucleare lanciamissili da crociera (SSGN) che venne in seguito convertito per svolgere operazioni di spionaggio sottomarino sotto la copertura di operazioni di ingegneria sottomarina.
Per questo, nel 1968 l’Halibut tornò ai cantieri navali di Mare Island per essere dotato di una serie di equipaggiamenti speciali necessari al nuovo ruolo che doveva ricoprire.
Come trovare il cavo ?
Banalmente quando l’Halibut raggiunse il Mare di Okhotsk nell’ottobre 1971, i suoi marinai controllarono attentamente la costa e trovarono segnali che avvisavano i pescatori di evitare l’area perché c’erano cavi sul fondo del mare.
I sovietici non si erano mai resi conto che i sottomarini nemici potevano avvicinarsi abbastanza per leggere i cartelli o avrebbero avuto la tecnologia per mandare i subacquei a lavorare su un fondale così profondo.
Una volta che l’area di ricerca è stata così ristretta, ci sono voluti solo pochi giorni per trovare il cavo.
Come effettuare l’intercettazione?
Qui il problema era come attingere effettivamente ai segnali che passavano nel cavo senza metterlo in cortocircuito o manometterlo , cosa che avrebbe messo in allarme i sovietici.
La risposta è stata l’induzione : captare i segnali che attraversano il cavo tramite l’induzione elettrica provocata dal passaggio dei segnali elettrici.
Venne progettato e costruito un dispositivo lungo 6m che avrebbe avvolto il cavo sottomarino senza perforarne l’involucro e che avrebbe intercettato (appunto attraverso l’induzione) e registrato i dati: i Bell Laboratories di AT&T crearono per la Marina degli Stati Uniti questo dispositivo alimenato da energia nucleare ed in grado di memorizzare dati per un anno.
Inoltre il progetto comprendeva anche la capacità per il dispositivo di sganciarsi e cadere automaticamente nel caso il cavo fosse stato sollevato per riparazioni.
Come installare questo dispositivo?
Si doveva anche trovare un modo per i subacquei di rimanere a una profondità di oltre 100 metri per le diverse ore necessarie ad installare il dispositivo sul cavo.
Dagli anni ’50 la Marina degli Stati Uniti stava sperimentando gas che avrebbero consentito ai subacquei di raggiungere profondità molto più profonde e di rimanere per periodi più lunghi.
In superficie respiriamo una miscela di circa l’80% di azoto e il 20% di ossigeno: quando l’azoto e l’ossigeno nel nostro sangue vengono compressi dalla pressione dell’acqua, l’azoto si accumula nel sangue, causando la condizione pericolosa chiamata narcosi da azoto ,
malattia da decompressione e se la decompressione viene eseguita troppo rapidamente si verificano embolie fatali.
Invece di respirare azoto, i partecipanti all’operazione Ivy Bells avrebbero respirato elio insieme all’ossigeno: poiché l’elio ha un peso molecolare inferiore rispetto all’azoto, esce dai tessuti umani più rapidamente e questo lo ha reso perfetto per questo compito: questo è stato uno dei primi usi delle immersioni in saturazione .
Partenza di Ivy bells e copertura
Pronta per partire nell’autunno del 1971, la Marina aveva bisogno di una storia di copertura per spiegare la presenza dell USS Halibut nel mare di Okhotsk, e ne escogitò una così buona che si rivelò essere vera.
La storia di copertura escogitata fu era che l’USS Halibut era inviato per cercare e recuperare detriti da un missile anti-nave supersonico SS-N-12 Sandbox sovietico, in modo che gli Stati Uniti potessero studiarlo.
Come parte della copertura, i subacquei della Marina degli Stati Uniti hanno effettivamente recuperato più di due milioni di pezzi di detriti di missili che sono stati riportati al Laboratorio di ricerca navale degli Stati Uniti dove sono stati ricostruiti ed il missile è stato studiato.
La USS Halibut raggiunse il Mare di Okhotsk senza essere scoperta e si mise al lavoro. I suoi subacquei trovarono il cavo a 400 piedi ma la temperatura dell’acqua è talmente bassa che si devono ritirano nel sottomarino. Una soluzione sarà escogitata sotto forma di un tubo che pomperà acqua calda nelle loro mute da sub.
Dall’ottobre 1971 in poi, ogni due mesi circa,i sottomarini statunitensi avrebbero compiuto il pericoloso viaggio nel Mare di Okhotsk ed i subacquei sarebbero emersi dall’Halibut o da un sottomarino gemello per recuperare le registrazioni e installare nuovi registratori.
Quindi, le registrazioni vengono portate all’Agenzia per la sicurezza nazionale (NSA) per l’elaborazione.
La fine di Ivy Bells
Nel gennaio 1980, un impiegato di 44 anni della NSA di nome Ronald Pelton si rese conto di essere seriamente indebitato.
Pelton contattò l’ambasciata sovietica a Washington, DC, e nei cinque anni successivi vendette informazioni ai sovietici sull’intelligence dei segnali, comprese le informazioni sull’operazione Ivy Bells.
Gli Stati Uniti furono colti di sorpresa quando, nel 1981, i satelliti di sorveglianza statunitensi mostrarono una flottiglia di navi sovietiche, inclusa una nave di salvataggio, situata proprio sopra il luogo dell’intercettazione.
Il sottomarino USS Parche fu inviato per recuperare il dispositivo di intercettazione, ma scoprirono che i sovietici lo avevano già rimosso.
Nel luglio 1985, il motivo per cui il dispositivo era stato scoperto fu rivelato quando il contatto di Pelton, un colonnello del KGB di nome Vitaly Yurchenko, disertò in America.
Yurchenko ha raccontato agli agenti statunitensi dello spionaggio di Pelton, racconto che ha portato all’arresto dello stesso ed alla sua condanna a 30 anni di carcere. È stato rilasciato nel 2015.