Aimone di Savoia, il re che non vide mai il suo trono
Aimone Roberto Margherita Maria Giuseppe Torino di Savoia-Aosta (Torino, 9 marzo 1900 – Buenos Aires, 29 gennaio 1948).
Nel 1941 Aimone di Savoia fu proclamato Re di Croazia ma non si recò mai in Croazia e non prese mai possesso del suo trono: una storia che può sembrare paradossale ma non lo fu.
Nel maggio 1941, durante la seconda Guerra Mondiale, venne proclamato lo stato Indipendente di Croazia che comprendeva le odierne Croazia e Bosnia Erzegovina dopo che questi territori erano stati invasi dalle forze germaniche ed italiane.
Lo stato fu formalmente proclamato come monarchia ma la Croazia indipendente era priva di una propria dinastia, in quanto l’antico Regno di Croazia era stato incorporato nel Regno d’Ungheria fin dal 1097, e, successivamente, era stato incluso nell’Impero Austro-Ungarico.
Fu per questo che Ante Pavelić, capo del governo del nuovo Stato teoricamente indipendente, ebbe l’idea di un sovrano di casa Savoia e si recò in Italia per offrire ufficialmente la corona di Croazia ad un principe italiano.
La scelta, da parte del re e del governo italiano, cadde a insaputa dell’interessato, su Aimone di Savoia, allora duca di Spoleto, il quale manifestò subito i suoi dubbi sull’intera operazione, fino ad arrivare a considerare quanto meno ”fantasioso” anche il nome che avrebbe dovuto assumere (Zvonimiro) .
Secondo i diari di Galeazzo Ciano, questa nomina costituì una vera e propria tegola in testa per Aimone di Savoia, che doveva in questo modo congedarsi dalla Regia Marina, la sua vera passione, in quanto tale servizio non era conciliabile con il suo nuovo stato di monarca.
All’epoca, infatti, Aimone di Savoia era Ammiraglio di squadra comandante in capo del dipartimento marittimo dell’alto Tirreno dopo essere stato il comandante militare marittimo della piazza di Pola.
Parlando con il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano Aimone di Savoia arrivò a dire chiaro e tondo: «Non ne voglio sapere. Non ho ambizioni politiche. Non voglio lasciare l’Italia, i miei interessi, le mie passioni. Non so nulla dei croati e della Croazia. Non desidero neppure conoscerli.»
Nonostante questo nel maggio 1941, dopo aver fermamente rifiutato il nome di Zvonimiro II, che assolutamente non gli piaceva, Aimone di Savoia dovette cedere (probabilmente obbligato per questioni dinastiche e politiche) ed assunse il nome di Tomislavo II con il quale fu designato re dello Stato Indipendente di Croazia.
Le notizie che però nel frattempo pervenivano da varie fonti come l’ambasciata italiana a Zagabria descrivevano lo Stato Indipendente di Croazia come una realtà incompleta a livello istituzionale, sociale e culturale con una spaventosa situazione interna dello stato, caratterizzata da continue persecuzioni ed eccidi da parte d milizie che avevano avviato una vera e propria pulizia etnica contro minoranze nazionali, avversari politici e minoranze religiose.
Inoltre appariva chiaro che la sua sicurezza non poteva essere garantita a causa sia degli eventi bellici che proprio della turbulenta situazione del paese.
Aimone di Savoia avrebbe dovuto essere incoronato a Duvno (Tomislavgrad), nell’attuale Bosnia ed Erzegovina ma, per questi motivi e per il fatto che Pavelić intendeva servirsi di Tomislavo II come di un re fantoccio, Aimone non prese mai possesso del trono di Zagabria e fu sovrano solo titolarmente, non recandosi mai in Croazia .
Non mantenne quindi mai nessuna vera autorità durante il suo regno poiché il governo aveva privato la monarchia della maggior parte dei poteri e ridotto lo status del re a quello di una figura puramente rappresentativa. Nonostante ciò possedeva alcuni poteri simbolici come la capacità di conferire titoli nobiliari.
Restato in Italia, creò nel suo studio di Firenze un “ufficio per gli affari croati” allo scopo di conoscere il paese sul quale avrebbe dovuto regnare, ricevere rapporti riservati, documenti ufficiali e informazioni militari, politiche ed economiche dalla Croazia ma nulla di più.
Divenuto Duca d’Aosta alla morte del fratello Amedeo, Aimone avrebbe abdicato al ruolo, puramente formale, di Re di Croazia nel settembre 1943.
Negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale divenne comandante della Base Navale Italiana di Taranto ma fu destituito dall’incarico per le sue critiche ai giudici che avevano riconosciuto colpevole il generale Mario Roatta durante il processo a lui intentato per crimini di guerra.
Dopo il referendum del 2 giugno 1946 emigrò in Argentina, lasciando la moglie e il figlio a Firenze; due anni dopo fu stroncato da un infarto mentre si trovava in un albergo di Buenos Aires. La salma è stata riportata in Italia dal figlio Amedeo nel 1973 e riposa nella cripta di Superga.