L’affare Sisto e Carlo I d’Austria
L’Affare Sisto è stato un incidente diplomatico internazionale, nato dalla divulgazione di una lettera che Carlo I d’Austria inviò alla Francia nel 1917 per avviare negoziati di pace.
Il nome del caso deriva dal messaggero, Sisto Ferdinando di Borbone-Parma, incaricato di consegnare la lettera per conto dell’imperatore austriaco.
Nell’aprile del 1918 venne reso pubblico che, già nel 1917, Carlo I d’Austria aveva cercato di negoziare segretamente una pace separata. Questo tentativo, conosciuto come “Affare Sisto”, si riferisce appunto al ruolo di Sisto Ferdinando di Borbone-Parma, scelto per trasmettere le proposte dell’imperatore d’Austria-Ungheria.
Sul fronte militare, la possibilità di una vittoria totale degli Imperi Centrali si stava facendo sempre più lontana. Anche con l’uscita della Russia dal conflitto, le prospettive di vittoria sui fronti francese e italiano apparivano sempre più difficili, mentre durante il 1917 si intensificarono i segnali di un imminente coinvolgimento diretto degli Stati Uniti a favore dell’Intesa.
All’interno dell’Impero Austro-Ungarico, la situazione diventava sempre più critica, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento alimentare, a causa del blocco marittimo imposto dalle forze dell’Intesa: molte aree dell’Impero erano ormai stremate dalla fame. Il governo di Budapest, d’altra parte, cercava in ogni modo di preservare le proprie riserve di grano.
Le tensioni tra le diverse nazionalità della Duplice Monarchia erano inoltre diventate estremamente accese, soprattutto dopo la fine dell’illusione di una vittoria rapida. Intellettuali slavi emigrati in Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, autoproclamatisi difensori dell’indipendenza dei loro popoli, avevano avanzato un programma volto alla totale distruzione dell’Austria e alla piena indipendenza delle nazionalità che ne facevano parte.
In questo contesto, venne tentato un approccio cauto con l’Intesa per valutare la possibilità di avviare reali trattative per una pace giusta ed equilibrata, usando anche un canale diplomatico privato messo a disposizione dai cognati di Carlo, Sisto e Saverio di Borbone-Parma, fratelli di Zita e ufficiali nell’esercito belga.
Fra le proposte comparivano alcune voci controverse che andavano a discapito degli alleati dell’impero AustroUngarico e che quindi non potevano essere da questi accettate.
In particolare si proponeva
– La pace separata della Duplice Monarchia
– la cessione di territori dei propri alleati, l’Alsazia-Lorena tedesca e Costantinopoli turca
La situazione che il governo austriaco si trovò ad affrontare in quel periodo ricorda da vicino quella che avrebbe vissuto l’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale: in entrambi i casi, un paese sfinito dal conflitto, consapevole di non poter più vincere e ormai privo delle risorse fondamentali per continuare a combattere, dovette confrontarsi con l’intransigenza assoluta e la determinazione fanatica di un alleato molto più potente, aggressivo e sicuro di sé, deciso a lottare fino alla fine.
Sappiamo tutti come si evolsero queste situazioni ed i motivi : mentre, nel caso italiano, Mussolini era rimasto quasi isolato nella sua fiducia nella vittoria e, quindi, nella necessità di restare fedele all’alleanza fino all’ultimo, Carlo I d’Austria era circondato da ministri e generali che non condividevano il suo “piano di pace”, basato su una riforma interna che concedesse maggiore autonomia alle popolazioni slave.
Quindi i contatti ebbero effettivamente luogo, ma una fuga di notizie scatenò una serie di rivelazioni sui giornali, costringendo Carlo a negare tutto.
Purtroppo però, il presidente francese Clemenceau approfittò della situazione, esibendo le prove dell’iniziativa di Carlo tramite Sisto di Borbone, fatto che mise il giovane imperatore austriaco in una posizione quasi insostenibile nei confronti del suo scomodo alleato, Guglielmo II di Germania.
Quest’ultimo, infatti, si risentì profondamente e considerò l’episodio come un tradimento, anche perché uno dei punti chiave del piano di pace prevedeva il ritorno dell’Alsazia-Lorena sotto la sovranità francese, condizione per lui inaccettabile.