Fabio Di Paola

Gli anni ottanta

20 Novembre 2024 Cose varie 0

Questa continua esaltazione degli anni ’80 come il decennio migliore di sempre sta iniziando a suonare un po’ monotona.

Certo, è piacevole rievocare il periodo che abbiamo vissuto, ma la verità è che ogni generazione tende a idealizzare i propri anni d’oro. Non è tanto il decennio in sé a renderlo speciale, ma piuttosto l’età che avevamo in quel momento.

Per me, ad esempio, gli anni ’80 sono stati straordinari perché ero un ventenne, e questa stessa magia si ripete per chi ricorda con affetto gli anni ’90, i 2000, e così via. È un ciclo che si ripeterà all’infinito: gli anni 2020 e 2040 saranno “indimenticabili” per coloro che li vivranno nel pieno della loro giovinezza.

Ma perché ci capita di idealizzare il passato? Forse è un meccanismo innato che ci porta a pensare che tutto fosse migliore decenni fa. In realtà, probabilmente ci concentriamo solo sugli aspetti positivi, cercando di nascondere sotto il tappeto le difficoltà e i problemi, proprio come si fa con la polvere quando non si vuole pulire a fondo.
È così che ci convinciamo che quegli anni fossero un’età dell’oro, anche quando non lo erano.

Per esempio, io appartengo a una generazione che ha vissuto la leva obbligatoria. Ricordo il mio anno di militare in fanteria come un periodo di sofferenza: non vedevo l’ora che finisse e lo consideravo un anno sprecato.

Oggi, però, guardo a quell’esperienza con una sorta di nostalgia, e a volte perfino con rimpianto. Non sono l’unico a pensarla così: basta fare un giro su Facebook per vedere quanti miei coetanei – i cosiddetti “boomer” – ricordano con affetto la naja e vorrebbero persino riviverla. Eppure, allora, la maggior parte di noi la detestava.

Tuttavia, c’è qualcosa che spesso dimentichiamo. Gli anni ’80 non erano perfetti. Il debito pubblico cresceva a ritmi preoccupanti, alimentato da una spesa pubblica fuori controllo.
Pagavamo tassi d’interesse astronomici, e il sistema economico era gravemente compromesso da appalti truccati e scandali come Tangentopoli, che preannunciavano un collasso imminente.
In quegli anni si viveva “sopra le righe”, come quelle famiglie che spendono più di quanto guadagnano, accumulando debiti senza preoccuparsi troppo del futuro.

Dal punto di vista politico, la situazione non era certo rosea.

Gli anni di piombo avevano lasciato ferite profonde nella società, e il decennio si aprì con eventi tragici come la strage di Bologna. Seguì una lunga serie di fatti dolorosi, culminati con la misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, un caso irrisolto che ancora oggi ci lascia senza risposte.

Non possiamo dimenticare, inoltre, l’assassinio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, vittima della mafia in un periodo in cui lo Stato sembrava spesso impotente di fronte al crimine organizzato.

Eppure, nonostante tutto, ricordiamo gli anni ’80 come un periodo di benessere e grandi opportunità. La sanità pubblica, ad esempio, garantiva servizi accessibili a tutti: il medico prescriveva una visita specialistica, e in pochi giorni si poteva essere ricevuti gratuitamente presso una struttura pubblica. Era un sistema che funzionava, o almeno così ci sembrava.

Quindi, forse il fascino degli anni ’80 risiede proprio in questo contrasto tra luci e ombre. Da un lato, i problemi erano reali e tangibili, ma dall’altro si viveva con una speranza nel futuro che oggi sembra più difficile da ritrovare. I giovani di allora erano pieni di vita, ambizioni e sogni.

E quando guardiamo indietro, preferiamo ricordare quella vitalità piuttosto che le difficoltà, trasformando il nostro passato in un mito personale che, in fondo, appartiene a ogni generazione.