Fabio Di Paola

L’inizio della Prima Guerra Mondiale

27 Gennaio 2025 Prima Guerra Mondiale Storia 0

L’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo ad opera di Gavrilo Princip è noto come il fattore scatenante della Prima Guerra Mondiale.

Questo evento, però, si innestò su una serie di tensioni e fattori preesistenti che portarono al devastante conflitto.

L’Austria-Ungheria, inizialmente, mirava solo a organizzare una spedizione punitiva contro la Serbia, accusata, a torto o ragione, di essere corresponsabile dell’attentato.
Nei giorni che seguirono l’assassinio di Francesco Ferdinando anche la Germania, convinta di poter circoscrivere il conflitto, sollecitò l’Austria-Ungheria affinché aggredisse al più presto la Serbia.
Purtroppo i giochi delle alleanze incrociate e le tensioni che già covavano in Europa innescarono un processo irreversibile che gli Stati europei non riuscirono a frenare e li portò alla catastrofe.

L’ultimatum alla Serbia

Il 24 luglio 1914, quasi un mese dopo l’assassinio, l’Austria-Ungheria inviò un ultimatum alla Serbia composto da 10 punti, con solo 48 ore per rispondere.
Tra le condizioni c’erano la condanna della propaganda anti-austriaca e l’impegno a perseguire i responsabili dell’attentato, con la partecipazione di delegati austro-ungarici nelle indagini.
Quest’ultimo punto era chiaramente provocatorio perché prevedeva una ingerenza nella politica interna della Serbia. La Serbia accettò tutte le condizioni, tranne quella che «funzionari austriaci partecipassero alla inchiesta giudiziaria contro gli attentatori».

Non soddisfatta della risposta, il 28 luglio 1914 l’Austria-Ungheria interruppe le relazioni diplomatiche e dichiarò guerra alla Serbia.
Inizialmente a Vienna e nelle altre capitali europee si aveva l’idea che potesse trattarsi soltanto di un’altra guerra balcanica, che a dicembre ci si sarebbe riuniti attorno al tavolo della pace e per Natale tutti sarebbero tornati a casa. Invece stava per scatenarsi una tremenda reazione a catena.

Nel giro di pochi giorni gli obblighi derivanti dalle alleanze esistenti e le motivazioni nascoste portarono ad allargare il conflitto con questa sequenza:
– 23 luglio 1914: Ultimatum dell’Austria alla Serbia. La Russia si schiera con la Serbia.
– 28 luglio 1914: Dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia.
– 29 luglio 1914: La Russia mobilita le proprie forze armate sul confine con Austria-Ungheria e Germania. La Germania interpreta la mobilitazione russa come un atto di ostilità
– 1° Agosto 1914: La Germania dichiara guerra alla Russia.
– 1° agosto 1914: La Francia – legata alla Russia da un trattato di alleanza militare – mobilita le proprie forze armate.
– 3 agosto 1914: La Germania dichiara guerra alla Francia.
– 5 agosto 1914: Dichiarazione di guerra dell’Inghilterra alla Germania, causata dall’invasione tedesca del Belgio

Gli obiettivi delle potenze

In realtà le nazioni coinvolte avevano altri scopi ben precisi, timori o desideri di rivalsa che covavano sotto la cenere
• Austria-Ungheria: punire la Serbia e reprimere l’idea di uno stato jugoslavo, che minacciava la stabilità della Duplice Monarchia.
• Germania: consolidare il proprio potere intimidendo Gran Bretagna e Russia e riaffermare il controllo sull’Alsazia e la Lorena.
• Russia: confermarsi come protettrice dei popoli slavi e potenza dominante in Europa.
• Francia: riconquistare l’Alsazia e la Lorena grazie al supporto degli alleati.
• Gran Bretagna: frenare l’espansionismo militare tedesco e la crescita della flotta prussiana.

Tutte queste motivazioni andarono quindi ad assommarsi alle alleanze esistenti che dividevano l’Europa in due blocchi e che in alcuni casi prevedevano un automatico coinvolgimento nel conflitto se un alleato fosse stato attaccato o comunque coinvolto in eventi bellici:
• La Triplice intesa : Francia, Regno Unito e Russia
• La Triplice alleanza : Germania, Austria-Ungheria e Italia

L’Italia e la neutralità

L’Italia annunciò la propria neutralità il 2 agosto 1914, sfruttando una clausola della Triplice Alleanza che prevedeva l’obbligo di intervento solo in caso di aggressione.
La decisione italiana si basava anche sull’assenza di consultazioni preventive da parte di Germania e Austria che erano invece previsto dal trattato dell’alleanza in caso di dichiarazioni di guerra.
Questa scelta fece sì che l’Italia venisse considerata inaffidabile dagli alleati di Germania e Austria-Ungheria, dove il marchio del “doppiogiochismo” pesava sull’immagine del paese.

Nonostante l’Italia avesse rinnovato la Triplice Alleanza nel 1913, le tensioni riguardanti i Balcani e vecchie incomprensioni con gli austro-ungarici favorirono il mantenimento della neutralità.
Il ministro San Giuliano, pur sostenitore della Triplice, riconobbe che l’Italia doveva restare fuori dal conflitto, e perfino von Moltke (capo di stato maggiore tedesco) non prese sul serio l’impegno di Cadorna a inviare truppe in aiuto della Germania nel caso di conflitto fra quest’ultima e la Francia, così come effettivamente prevedeva la Triplice Alleanza. Cadorna aveva seguito alla lettera gl’impegni dell’alleanza in vigore, peccato che nessuno lo avesse avvisato che l’Italia stava per uscire dall’Alleanza per poi dichiarare guerra all’Austria-Ungheria

La scelta della neutralità, sostenuta da Salandra, San Giuliano e Giolitti, trovò il favore della maggior parte della popolazione: dai borghesi ai contadini, dai socialisti ai cattolici la maggior parte della popolazione applaudì la decisione.

Tuttavia, questa posizione durò fino al maggio del 1915, il celebre “Maggio radioso”, quando l’Italia decise di entrare in guerra.