Fabio Di Paola

Il generale Luigi Capello

15 Gennaio 2025 Prima Guerra Mondiale Storia 0

Luigi Capello nacque a Intra nel 1859. Dopo aver frequentato l’Accademia di Torino, proseguì i suoi studi alla Scuola di Guerra.

La sua carriera militare avanzò rapidamente e nel 1910 fu promosso a maggior generale. Partecipò come generale di Brigata alla guerra italo-turca tra il 1911 e il 1912.

Con l’inizio della Prima Guerra Mondiale, Capello ottenne il comando della 25ª divisione sul fronte del Carso, all’interno della III Armata. Nell’autunno del 1915, fu promosso a tenente generale e gli venne affidata la guida del VI Corpo d’Armata, impegnato nella zona di Gorizia.

La conquista di Gorizia, avvenuta durante la sesta battaglia dell’Isonzo mentre era al comando del V Corpo d’Armata, accrebbe enormemente la sua popolarità. Questa vittoria fu la prima significativa per l’esercito italiano, che fino ad allora aveva compiuto avanzate modeste senza raggiungere obiettivi di rilievo.

Dopo un periodo passato sugli altipiani, Capello fu nominato comandante della 2ª Armata, la più potente dell’esercito italiano, operante sull’alto e medio Isonzo e comprendente la Zona di Gorizia. Sotto la sua guida, la 2ª Armata conquistò la Bainsizza nell’undicesima battaglia dell’Isonzo, creando un saliente pericoloso per le forze austro-ungariche e consolidando il prestigio di Capello.

Tuttavia, il 24 ottobre 1917, durante l’offensiva austro-tedesca a Caporetto, anche Capello, come molti altri comandanti, fu colto di sorpresa. L’esercito italiano era mal preparato per una difesa efficace, poiché fino a quel momento aveva condotto operazioni prevalentemente offensive. Inoltre, mancava di conoscenze sui metodi innovativi utilizzati dai tedeschi, come l’infiltrazione delle Stosstruppen, che permisero ai nemici di superare facilmente le difese italiane.

La situazione fu ulteriormente complicata dal deterioramento della salute di Capello. Colpito da nefrite, fu costretto a lasciare temporaneamente il fronte, affidando il comando della 2ª Armata al generale Montuori. Quando tornò al comando il 23 ottobre, si trovò in difficoltà nel respingere l’attacco nemico, che sfondò a Caporetto, costringendo le truppe italiane a una ritirata generale verso il Tagliamento. A causa della sua malattia, Capello dovette nuovamente lasciare il comando a Montuori.

Il 26 novembre, Capello fu nominato al comando della Quinta Armata, composta dai resti della Seconda Armata e da unità sbandate. Rimase in servizio fino all’8 febbraio 1918, quando fu sollevato dall’incarico e posto a disposizione della Commissione d’inchiesta sulle cause della disfatta di Caporetto.

Capello mantenne un atteggiamento critico nei confronti dello Stato Maggiore e dei vertici militari. Inizialmente manifestò una certa simpatia per il fascismo, ma dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti si oppose fermamente al regime. Nel 1927, fu coinvolto in un processo che lo vide condannato a trent’anni di reclusione per complicità in un attentato contro Mussolini.

Luigi Capello morì a Roma nel 1941.